Business Interviste
Nilia Aversa

INTERVISTA: Nilia Aversa racconta la sua esperienza da Imprenditrice

Oggi si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale delle donne, meglio conosciuta in Italia come festa della donna, una giornata volta a celebrare le conquiste femminili in ambito sociale, economico e politico.

Molti stereotipi ruotano attorno a questo giorno, ma noi abbiamo voluto coglierne l’aspetto più autentico, lasciando raccontare ad una nostra stimata collaboratrice, Nilia Aversa, Fondatrice dello Studio Legale APPLegal, la sua personale esperienza nel mondo dell’imprenditoria.

Nilia Aversa
  1. Ciao Nilia, presentati a chi non ti conosce parlandoci un po’ di te e della tua vita professionale.

    Oltre ad essere una Professionista innamorata del proprio lavoro sono, principalmente, una persona innamorata della vita e del dinamismo. Una costante che mi ha sempre accompagnato e che rappresenta il mio modo di essere più di ogni altra cosa al mondo.

    Sono nata in un piccolo paesino della Ciociaria che adoro e dove custodisco i miei ricordi più belli, ma il desiderio di “evadere” e crescere mi ha spinto a lasciarlo davvero molto presto. Divisa da sempre tra lo sport e lo studio (ho cominciato a nuotare che non avevo neppure 3 anni) sono sempre stata una grande appassionata di letteratura; passione che ha nutrito sempre con grande costanza.

    Dopo gli studi classici, ho scelto la facoltà di giurisprudenza spinta dall’amore per le materie umanistiche e scoprendo solo all’Università e, poi, con il Dottorato di ricerca, di avere maturato un interesse profondo per il Diritto di Impresa, il diritto commerciale e la contrattualistica, per la gestione delle Risorse Umane e per lo studio delle Relazioni Industriali. Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare subito con primarie realtà imprenditoriali, nazionali e internazionali; a 26 anni ero già seduta al primo tavolo sindacale, presso il Ministero del Lavoro, per assistere la Società cliente nella gestione di una complessa procedura di licenziamento collettivo.

    Ho imparato subito “sul campo” a prendere decisioni che, sapevo, avrebbero influenzato importantissime scelte strategiche delle aziende e a gestire la pressione e la responsabilità del mio lavoro. Il successo delle Società cui presto assistenza sono il mio più grande risultato e il motore propulsore di tutte le mie giornate lavorative. Anche quando finiscono davvero molto molto tardi.

  2. C’è stato un fattore che ha inciso sulla tua decisione di diventare imprenditrice?

    Dopo qualche anno di collaborazione in uno Studio internazionale, nel Dipartimento di Diritto del Lavoro, cui devo la conoscenza di alcuni dei più importanti Gruppi societari Italiani, la mia connaturata esigenza di crescita ha influenzato il mio percorso professionale, portandomi per breve tempo a Milano, dopo aver lasciato lo Studio e poi di nuovo a Roma, per fondare lo Studio Legale Associato APPLegal.

    Le mie attitudini imprenditoriali erano diventate incompatibili con il coordinamento di struttura che non mi apparteneva e che non potevo contribuire a far crescere. Molti Colleghi, oggi, prediligono un percorso che li vede operare per quasi tutta la vita professionale nello Studio che non porta il loro nome o che non è un loro progetto personale.

    Scelta assolutamente condivisibile, considerata la crisi che ha investito l’Avvocatura nell’ultimo decennio, ma che non era compatibile con la mia persona. Per questo motivo, nell’agosto 2017, con il Collega Walter Palombi, Socio e compagno di vita, abbiamo costituito una Associazione professionale che conta diversi professionisti, tutti coinvolti nel progetto di crescita dello Studio, con un giro d’affari in notevole espansione.

  3. C’è una donna in particolare che ti ha ispirato lungo la tua carriera?

    Ci sono diverse donne che hanno ispirato la mia carriera ma che, soprattutto, hanno influenzato il mio profondo senso di giustizia e di passione per il Diritto. Potrei citare su tutte Lina Furlan, primo avvocato penalista donna diventata famosa per le arringhe intense e teatrali; era solita ricordare: “Prima di me nessun tribunale aveva visto una donna, se non come imputata.

    Stavo lì, penosamente avvolta nella mia toga e mangiavo la paura”; la giornalista d’acciaio, Oriana Fallaci. Tutte le donne dovrebbero ricordare l’intervista fatta all’ayatollah Khomeini: durante quell’intervista la Fallaci gli rivolse domande dirette, lo apostrofò come “tiranno” e si tolse il chador che era stata costretta a indossare, fino a indurlo a lasciare la stanza, incalzato dalle feroci domande sulla condizione della Donna in Iran.

  4. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi professionali e/o progetti su cui stai lavorando?

    Il mio principale obiettivo nella vita professionale è quello di veder crescere APPLegal e tutti i giovani Colleghi che ne fanno parte. Il nostro progetto è quello di ampliare il nostro network, di aprire nuove sedi e di coinvolgere Colleghi e Colleghe della nostra generazione che vogliano sposare la mission di APPlegal che è quella di prestare un’attività di consulenza legale “esternalizzata” alle grandi realtà imprenditoriali del nostro Paese che, oggi più che mai, hanno bisogno di supporto e di essere guidate per porre le basi dei futuri progetti industriali che aiuteranno il Paese a rialzarsi dagli effetti negativi dell’emergenza sanitaria in atto.

    Ho poi voglia di scrivere una nuova monografia sull’eticità delle condotte concorrenziali nel settore della distribuzione del food & beverage nel canale Ho.Re.Ca., un settore che ho imparato a conoscere molto da vicino e che coniuga la mia passione per la professione legale, la sommellerie e l’enogastronomia.

  5. Oltre a essere imprenditrice, sei anche una madre amorevole… Come riesci a conciliare le due figure e che consiglio ti senti di dare a chi ha paura di percorrere questa strada?

    Prima ancora di diventare madre, due anni fa, non ho mai dubitato che sarei stata in grado di conciliare la mia passione per la professione forense e la mia maternità. Intanto perché sapevo di avere accanto un uomo profondamente innamorato di me e del mio essere una donna forte, indipendente e con una carriera da curare.

    Riesco a conciliare orari e impegni grazie a lui ed a i miei collaboratori che hanno imparato ad anticipare le mie esigenze e che conoscono la mia famiglia, perché sono diventati parte di essa. Non ho segreti con nessuno di loro ed i primi mesi di Matilde Victoria sono passati in Studio, dove è stata allattata mentre ero in call conference o mentre ero in riunione. Ho sempre desiderato che il nostro ambiente di lavoro fosse prima di tutto un ambiente in cui prevalesse il “people caring”; è valso per me e varrà per tutti.

    Non nego che sia stato complesso gestire la mia gravidanza, peraltro a rischio, con il lavoro, le trasferte e gli orari di studio, spesso lunghi, ma ho creduto in me stessa e nella tenacia che trasmettevo alla mia bambina. Il risultato è che ho dato alla luce una bimba serena, indipendente e molto creativa. Il mio consiglio è quello di focalizzarsi su sé stesse sempre, sui propri obiettivi e sulle proprie capacità.

    Purtroppo, non posso negare che una proposta per una attività di consulenza continuativa è stata rigettata da una Società perché avevo appena partorito, ma la mia determinazione deriva dal fatto che, nello stesso momento, ho visto rinnovarne un’altra e la Società in questione ha solo avuto il pensiero di farmi recapitare a casa un enorme mazzo di rose bianche!

    La verità è che non si è ancora pronti ad accettare che le Donne sono in grado di essere madri e lavoratrici indefesse. D’altra parte, non smetto mai di ricordare alle Colleghe che, soprattutto nel lavoro dipendente, c’è un abuso delle tutele da parte delle Lavoratrici e che, spesso, questo atteggiamento genera incomprensioni con le aziende.

  6. Se potessi cambiare un pregiudizio sulle donne, quale cambieresti e perché?

    Uno dei grandi pregiudizi e paradossi legati alle Donne è che queste non meritino di essere considerate tali se non “in quanto madri”. Ogni donna dovrebbe invece sentirsi libera di scegliere se diventare madre o meno, così come dovrebbe sentirsi libera di non essere giudicata laddove decida di interrompere la propria gravidanza e di avere la garanzia legale e giuridica (che purtroppo manca!) di trovare sempre supporto medico e psicologico in queste situazioni.

  7. Pensi che oggi si possa parlare di parità dei sessi?

    Si è fatto moltissimo e si sta ancora lottando perché a questa domanda si possa rispondere “si” senza riserve e senza qualche piccolo dubbio. Socialmente e politicamente, sicuramente si. Purtroppo, però, sono ancora molti gli ambiti e le forme di aggregazione dai cui le Donne vengono escluse; un esempio sono i Circoli Sportivi, utilissimi per intessere relazioni professionali (che poi, non ho mai capito, le donne non sanno giocare a golf?); un altro i consigli di amministrazione delle Società, soprattutto italiane, dove difficilmente si trovano quote rosa.

    Penso poi alle grandi Atlete ed agoniste che, anche a livello nazionale, non vengono considerate “Professioniste sportive” ma, al più, possono ambire al ruolo di sportive “Dilettanti”. A mio avviso c’è ancora una certa resistenza a considerare le donne completamente al pari degli uomini, diversamente non se ne parlerebbe così spesso.

    Il femminismo è un concetto complesso e credo che smetterà di esistere solo quando uomini e donne comprenderanno di essere diversi e per questo indispensabili gli uni per gli altri. Ai miei Colleghi uomini ricordo spesso che le donne sono le migliori alleate, grazie alla loro intuizione alla loro grande capacità di fare dieci cose contemporaneamente. Io, ad esempio, lavoro meglio con le donne, si stancano meno e quando sono “sotto pressione” rendono il triplo.

  8. Secondo te quale sarà la più grande sfida che la prossima generazione di donne si troverà ad affrontare?

    Le nostre figlie dovranno affrontare la grande sfida di ereditare la lotta delle nostre madri e delle nostre nonne e di non disperderne il valore. L’evoluzione delle figure professionali, anche considerate rigorosamente maschili nella storia, in cui le donne si stanno destreggiando perfettamente, con risultati eccellenti, consentirà alle prossime generazioni di poter avere molte più alternative, ma andrebbe insegnato loro a rispettare l’esito di questo progresso tutto al femminile.

    La scarsità di risorse, inevitabile, forse potrebbe costringere molte donne a tornare in una dimensione “familiare” rinunciando a lavorare e ad avere progetti di carriera. Dovranno essere determinate e volenterose. Ogni bambina deve essere incoraggiata ad inseguire le proprie inclinazioni, con coraggio, perché di donne coraggiose il mondo ha davvero bisogno.

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